venerdì 14 marzo 2008

Doctor House, la prima strana visita

(in edicola il 9 marzo 2008)

Da quando abbiamo scoperto - grazie a un semplice consulto su Internet Movie Database - che dai libri di P.G. Wodehouse fu realizzata una serie televisiva capolavoro, non c’è “Sherlock Holmes” della BBC o “Orgoglio e pregiudizio” del ‘95 che tengano: la serie inglese che dobbiamo invidiare con più convinzione e costanza è “Jeeves and Wooster”, diretta da Ferdinand Fairfax.
Questa è una serie di tale qualità nella tempistica comica, ma soprattutto nelle ambientazioni e nei costumi, che parrebbe molto, molto più antica di quello che è in realtà. Non diciamo vittoriana, ma perlomeno non la si farebbe risalire facilmente così inizio degli anni ’90. Una delle scene più divertenti della prima stagione è anche decisamente premonitrice di quello che sarebbe stato il ruolo della vita per il grande protagonista. Per quanto riguarda, dal canto suo, Stephen Fry, stavolta comprimario, per quanto immenso, ancora niente avrebbe potuto farci premonire la sua statura futura anche di scrittore e sceneggiatore (oltre che di geek di telefonio mobile nel suo blog, seguitissimo).

Bertie Wooster è un giovin signore alcolico e londinese, che vive in simbiosi col suo valletto Jeeves (tanto acuto, sapiente, tanto rapido nell’ideazione quanto nell’esecuzione dei suoi progetti, che diede il nome a un motore di ricerca degli albori del web: “Ask Jeeves”). Uno dei suoi giorni di massimo sforzo si trova a dover fare un’ambasciata per conto della sua zia tradizionalista e verbalmente violenta Agatha, presso una camerierina che il fratello della zia, un autentico Lord inglese, si trova a desiderare ardentemente di sposare. Lo scopo della visita è quella di offrire cento sterline alla giovane perché rinunci a sposare il gentiluomo, dato il dolore che quell’unione provocherebbe nella sorella di lui. Bertie viene però accolto dalla madre della camerierina, che lo scambia per un medico e gli propone di esaminare un suo ginocchio dolorante, nonché gli propone di dare un’occhiata anche al suo didietro stagionato. E’ troppo per Wooster, che con una scusa più o meno galante delle sue, riesce a fare sapere nel modo più comico ed elegante possibile che è molto, molto lontano dall’essere un nuovo medico in servizio.

Perché tutto questo ci ha fatto morire dal ridere, più ancora che per il solo fatto di essere estremamente esilarante di per sé? Perché nient’altri che Hugh Laurie, il Doctor House in persona, interpreta il giovane Wooster, ed effettua sul ginocchio della signora la sua prima diagnosi molto creativa della carriera da attore. Stracult è dire poco. Tutto questo solo per dire che è un peccato mortale che questa serie non sia stata mai trasmessa in Italia, per quanto eccentrica sia, e che un eventuale ritardo nel proporla oggi sarebbe certo una colpa meno veniale di non proporla mai.

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