giovedì 13 dicembre 2007

La fine mesta di Chi l’ha visto? Puro voyeurismo senza glamour




(in edicola il 12 dicembre 2007)

Più il tempo passa è più l’antichissimo (e gloriosissimo) programma di Rai Tre del lunedì sera, Chi l’ha visto?, rischia di avvicinarsi a una tristissima versione in chiave cronaca nera di certe sezioni di Studio Aperto. Sempre più i suoi servizi, con quelle le voci fuori campo concitate, e soprattutto quelle immagini di repertorio di questo o quello scomparso ormai celebre, riproposte in rulli che sembrano infiniti, rasentano un voyeurismo non già delle solite donne nude, ma di donne purtroppo rapite, adescate, che per forma, e per contenuti, anche se svuotati della componente glamour che giustifica in fondo - anche secondo numerosi detti popolari - ricorda molto quello che tira così tanto su Italia Uno. Per carità, certo si continua a fare il proprio dovere: la sostanza, nel corso della maggior parte del metraggio del programma, è mantenuta: si ospitano appelli di familiari e amici di persone scomparse, che non troverebbero mai la stessa visibilità se solo affissi a una bacheca universitaria, o affidati al soffio incostante e deformante del passaparola. Ma la forma, che spesso è uno specchio di gran parte della sostanza stessa, sta cambiano, e ci sembra in peggio.

Non siamo ancora al punto di godere di una versione televisiva di Cronaca Vera , come succede sul web con la molto cliccata “CronacaQui.it”, e i suoi titoloni indignati o solo incazzati (o, ancora più semplicemente, ispirati a un generico ma non meno corroborante: “Assassini, la pagherete”, postato in home page ogni due o tre giorni, per sicurezza). Però è abbastanza evidente e significativo come la formula dello storico programma della televisione utile italiana (insieme a Mi manda Rai Tre, Report e poco altro, se per utile non si intende anche certa parte della programmazione notturna di molte tv locali), sta modificando lentamente e geneticamente la sua formula più classica. Quella per cui la sintesi, la freddezza ma anche la precisione con cui si lanciavano gli appelli, era anche una forma di garanzia per tante più famiglie che si rivolgevano al programma, che ormai ospita soprattutto “notizie” di scomparsi che, per quanto gravi e documentati siano i loro casi, non hanno certo bisogno anche di Chi l’ha visto?, oltre che dei tg e dei talk di mezza penisola, e il lavoro delle forze dell’ordine, per avere più chance di essere finalmente risolti.

A volte la coincidenza con i modi e i tempi dei tipici talk-show a caccia di ascolti facili del pomeriggio, è pressoché totale. Sulla piccola Denise Pipitone, ad esempio, ancora lunedì – e sì, dopo le ultime novità sulle possibile responsabilità della sua sparizione, ma anche dopo tre anni di ricerche certamente svolte con la massima professionalità dagli organi competenti – collage di foto interminabili, e commento audio che suona di colonne di nera di profonda provincia. “La piccola Denise Pipitone non aveva ancora compiuto quattro anni. Con quel suo visetto buffo e dolce, quel giorno, su questo marciapiede davanti a casa sua, si ritrovò improvvisamente sola al mondo. Fu proprio allora che qualcuno la prese per mano, e la portò via per sempre”.
Forse non solo gli spettatori potenziali segnalatori di notizie e avvistamenti (come metafora del loro ruolo, appunti, di spettatori), ma naturalmente gli stessi familiari delle altre vittime, ma soprattutto la stessa Denise, se ancora c’è speranza di ritrovarla, meriterebbero tutti un trattamente diverso.

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