venerdì 21 dicembre 2007

Se dal Vespa delle Feste Babbo Natale è Rutelli



(in edicola il 20 dicembre 2007)

Il più recente appuntamento “impegnato” con Porta a Porta nasce, non cresce e muore con il solito quesito, l’altro ieri: “perché il maggiordomo Paolo Baroni non si ribella e non prende il potere, distribuendo al pubblico in studio i manicaretti e le leccornie residuati dell’ultima puntata sull’alimentazione?”.
Il tema è il punto sul governo. Francesco Rutelli gode della posizione più privilegiata all’interno del salotto, quella che sarebbe spettata di diritto a Babbo Natale, se non fosse stato già impegnato a intrattenere parte delle casalinghe disperate, su Rai Due e non, da Los Angeles a Voghera: subito sotto l’albero di Natale (che Paolo Baroni deve aver allestito con odiatissima sobrietà, se non altro per via di conflitti vari con le luci di scena).
Non c’è dunque una sola inquadratura del ministro delle Attività culturali che non lo ritragga perfettamente corredato di palle e lustrini, con tutta l’invidia di Pierferdinando Casini, cui non è spettato altro decoro che l’altro ospite in collegamento, dal maxischermo alle sue spalle: Maurizio Belpietro. Che, ugualmente brizzolato, ma infinitamente più concreto e pungente, pare di Casini uno di quei “doppi” cattivi che tanto spesso nei b-movies tedeschi su Rete 4 si tengono nascosti, per una vita, anche al fratello gemello “buono”, salvo poi uscire allo scoperto all’improvviso e fare piazza pulita di lui e del resto della famiglia.
Tutto procede tranquillamente, fino a quando Rutelli e Casini cominciano ad alzare la voce sulle norme sulla sicurezza e, la parte dello staff tecnico che non ricorre alle uscite di emergenza, è tutto un bisbigliarsi la parola d’ordine, venuta dall’alto: “mentre Rutelli grida, solo primo piano, non inquadrare albero”.

Ma, in fin dei conti, si tratta pur sempre di una puntata natalizia di Vespa, e anche quello che farebbe sperare in un po’ di sana ultraviolenza verbale, è destinato a ripiombare, se non nei soliti tarallucci e vino - di cui di norma il Cavalier Bruni ha il compito di testare la qualità organolettica - almeno in Renato Mannheimer e nei suoi sondaggi antistress.
Prima, giusto per mettere in disaccordo tutti, servizio di Roberto Arditti, con erre moscia di ordinanza, sull’Alitalia. Ed ecco che l’albero, dietro Rutelli, può ritornare, mentre ci dimostra, con argomentazioni inconfutabili, che dobbiamo dimostrare ai nostri figli che non è possibile abbandonare Malpensa e che soprattutto possiamo ancora dire la nostra sulla composizione del consiglio d’amministrazione della compagnia aerea più amata dai titoloni.

Il ruolo della concretezza sobria e cortese spetta, come sempre più spesso accade, a Mario Orfeo, direttore del Mattino di Napoli.
Ma sono perlopiù sforzi inutili. Più il tempo passa e più ci accorgiamo che Porta è porta è una delle più perfette, complesse e realistiche macchine sceniche atte a rappresentare i difetti del nostro paese. Spesso, è una parodia della vita che investe i campi più vari, lavorativi e sociali: più o meno, tutti quelli dai quali proveniente ciascuno degli ospiti che si alterna alle poltrone. Altre volte – nei casi di puntata dal tenore di contenuti più elevato, come questa - pare che Porta a porta voglia essere solo una versione della televisione, come non dovrebbe essere, ma è sempre stata: al massimo della sintesi, la tv nella quale accadono veramente solo le cose che si dicono o si fanno immaginare, e tutto il resto sfumi nel mondo delle idee, di quell’iperuranio fittizio che invece sono i fatti, sottosopra com’è, ormai, la concezione del mondo e della politica nel mondo.

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