mercoledì 5 marzo 2008

Amici, la televisione che si autopeggiora

(in edicola il 1° marzo 2008)

Anche per raccontare lo stato attuale di Uomini e donne, uno dei programmi simbolo più evidente della decadenza della televisione italiana, scegliamo l’approccio, per così dire, impressionistico (come facemmo col Grande Fratello), rifiutando, per questa volta, il corteggiare questa o quella teoria – che sia dell’eterno rimando, post Marta Flavi, o del solito addormentamento pre-pomeriggio. In un collegamento esterno, un corteggiatore palestrato del tipo con pettorali molto alti (esofagei) incontra la sua bella corteggiata in una sorta di sacro speco, una grotta, di memoria sanfrascescana ma con incensini. Lui, non ricordando il numero di fratelli e sorelle di lei, non ottiene, al termine di una discussione interminabile, che un bacio su una guancia, ma recupera ampiamente consegnandole un cuscino molto piccolo e quasi certamente scomodo e una coperta di pile dell’Ikea con il suo profumo. Ci si strofina. Due corteggiatori rivali, che normalmente si abbracciano in camerino, si accusano di essere l’uno un puffo bello (o bello che non balla) e l’altro pupazzo di neve o maleducato.

Al nuovo insulto di “esternista” – riferito dal pupazzo di neve al puffo, per via della sua migliore riuscita in testa a testa con la loro amata, rispetto alla dialettica col pubblico e gli altri rivali in studio, Maria De Filippi interviene e chiede all’amata se non avrebbe preferito dai due una classica scena di gelosia. Lei risponde di sì. In tutto questo Gianni Sperti, il famoso ex-marito di Paola Barale, continua ad esserci, seduto mollemente, ogni tanto un sorriso di circostanza, ma fuori, Ormai ha quasi preso l’atteggiamento con cui uno studente di liceo né particolarmente bravo a scuola, né particolarmente dialettico o “contro”, siede ad un’assemblea d’Istituto che sì, gli offre su un piattino di plastica la possibilità di non fare lezione, ma a conti fatti in questo momento gli impedisce comunque di dormirsela della grossa o di giocare a poker elettronico. La pubblicità, coi suoi toni e ritmi innaturali, i suoi colori perfetti, paradossalmente ha il compito di restituirci alla realtà, fra una di queste scene e un’altra.

Non c’è un solo altro show italiano che sia così presente nella nostra mente quando pensiamo all’eterno dilemma se sia nata prima Maria De Filippi o la studentessa fuori sede che la guarda. Vale a dire: se la televisione peggiora tanto, è colpa della richiesta di peggioramento da parte del pubblico, o dell’offerta peggiorata per moti suoi interni e/o infernali. Noi non avremmo troppi dubbi, e anche l’anagrafe, del resto, sarebbe dalla nostra parte. Il dilemma è stato rispolverato da Pippo e Luzzato Fegiz nella conferenza stampa sanremese di mercoledì. Quando, entrambi con una grossa parte di ragione, probabilmente, ma certo non tutta, si chiesero se l’insuccesso di Sanremo sia dovuto, quest’anno, più all’innalzamento della qualità della conduzione o al cambiamento quanto mani epocale dei gusti del pubblico da casa (quello in teatro, si sa, è lo stesso da 30 anni almeno).

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