venerdì 14 marzo 2008

Vita rubata, speriamo in bene

(in edicola il 12 marzo 2008)

Il film per la tv “Vita rubata” – che racconta la morte e le indagini sulla morte di Graziella Campagna, vittima di mafia – è appena andato in onda che forse ha già cambiato – non certo per sempre: ma speriamo almeno in qualche mesata di coscienza – il modo in cui i dirigenti Rai si devono rapportare coi film per la tv di contenuto delicato e stile sincero. Questo, visto il modo in cui di solito sceneggiatori e registi sopra le righe vengono trattati dal network pubblico: ricacciati fra pagine e costrizioni rigide almeno come le sbarre della cella degli assassini di Graziella (metafora triste delle righe di cui sopra). La fiction che Graziano Diana (autore del soggetto, all’esordio come regista) firma per buoni e cattivi pagatori del canone è invece differente. Innanzitutto, perché un personaggio fondamentale della tristissima vicenda è stato coinvolto ampiamente ed efficacemente anche nella fiction, e in due modi. Pietro, fratello carabiniere di quella vittima - diciassettenne - di una malavita secolare, è sceneggiatore quanto Graziano del film, nella vita. Ma anche protagonista della vicenda, nella fiction da lui scritta, e interpretato da un Beppe Fiorello mai così convincente, neanche con Salvo D’Acquisto o nel ruolo di se stesso ai tempi del Karaoke del fratello.

Tale è la sua naturalezza, tale la sua spontaneità, come se, nella fattispecie, non avesse fatto non diciamo l’attore, ma proprio il carabiniere. Graziella viene uccisa neanche maggiorenne a Villafranca, in provincia di Messina, perché, lavorando in una piccola lavanderia in un piccolo paese pieno di grossi latitanti, rinviene nel modo meno opportuno possibile un documento chiave, un pezzo di verità dimenticato in un abito quasi certamente falso o odiosamente fuori moda, che un capo mafioso le aveva involontariamente consegnato, dopo aver sporcato dentro e fuori metafora l’abito stesso che lo conteneva. Larissa Volpentesta, nel ruolo di Graziella, nelle belle scene di vita quotidiana in qualche modo sapiente riconstruita, anche se si tratta solo di vent’anni fa, è l’altra formidabile sorpresa nel cast artistico. E’ una di quelle belle e brave dal talento spontaneo che farà tanta strada quanti pochi saranno i corsi di recitazione seguiti. (Da segnalare, fra la commozione generale, durante la scena del ritrovamento del corpo di Graziella – quella che più commuove Beppe Fiorello nelle interviste con Pippo Baudo – l’avvento finale del Corpo Forestale dello Stato in una fiction mainstream. E’ una macchina dei forestali che trova la ragazza. Come segnalammo qualche puntata fa della nostra rubrica, era l’ultimo in assoluto nel particolarissimo rating della presenza delle forze armate in televisione, superato perfino dalla Guardia Costiera d’assalto di Gente di mare). Indimenticabile il modo in cui una fiction riesce a farci soffermare su un dato che nella vita può abbondantemente sfuggire: il lavoro in lavanderia come segno di rinnovamento, di pulizia, invano ma non senza speranza.

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