venerdì 14 marzo 2008

Mai dire GF, ma non bastava il GF?

(in edicola l'8 marzo 2008)

Mai dire Grande Fratello, su Italia Uno, prosegue la sua lotta annuale contro la nostra capacità di assistere a uno degli sfaceli della nostra coscienza di telespettatori (il Grande Fratello, anche 8) in silenzio o dormendo. Più didattica di un programma di cucina o di pennarelli colorati, Mai dire GF agisce esattamente come uno di quegli insegnamenti catechistici che, da piccoli, ci allertavano su quanto sarebbe stato meglio dotare un popolo africano di una lenza invece che di molti pesci già pescati, magari Findus – perché così poi i popoli avrebbero pescato da soli. Proponendosi non solo come una buona parodia (sebbene, chiaramente, di tipo troppo “autorizzato” per risultare mai scomoda o meno che ulteriore pubblicità), ma come una vera e propria visione ragionata, guidata dalle tre voci fuori campo degli autori, basata sulle stesse immagini che tutti possiamo vedere, ma non commentare così intelligentemente, fino al loro avvento.

La Gialappa’s ha dalla sua tutto un patrimonio in battute che vorremmo fare anche noi, per esorcizzare quel senso di colpa nei confronti della televisione di qualità di cui ci hanno reso schiavi una fidanzata bella fuori, senza troppe pretese coi film d’autore, dentro; una famiglia intera troppo stanca per guardare anche solo Vespa; una stagione intera di fiction in fin dei conti sopravvalutate e poco aderenti alle rispettive fonti letterarie. E ci fornisce gli strumenti per farne altre, per essere Gialappa’s noi stessi. Noi condividiamo con gli autori del programma lo stesso materiale video che mandano in onda Sky o Mediaset, loro condividono con noi il loro meraviglioso senso dell’umorismo, così aggiornato di stagione in stagione e così superiore linguisticamente ai discorsi del concorrenti. Come ad esempio affettare accenti settentrionali anche se siamo napoletani, nel porgere certe battute ai nostri compagni di merende (è davvero una mania non trascurabile, queste dell’umorismo lombardo Gialappa’s applicato a tutti i campi del sapere video, che ha introdotto dalla Lucania al Salento espressioni come “zebedei” e “pantegana”, facendo ogni volta ridere come se fosse la prima volta).

Insomma, il rischio non è tanto che quest’anno il concorrente-cummenda Roberto possa fare, in diretta, a sua volta una controparodia della Gialappa’s stessa, in quanto milanese e spiritoso, ma che i nostri vicini di divano possano cominciare ad esibirsi da par loro come ulteriore sottofondo alle vicende della casa. L’unico campo in cui non possiamo nulla contro il talento dei testi dei tre è invece quello delle imitazioni. Quella del concorrente brasiliano che ha una moglie intera dentro la casa, ma la tratta come un’altra partecipante al gioco, di cui temere gli occhi dolci ed evitare le gelosia, è una delle migliori di questa tornata aurorale. Probabilmente non mancava un programma del genere, ma perché lasciarci col dubbio?

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