domenica 14 ottobre 2007

Viaggio low-cost nell'Isola più brutta del mondo

(in edicola il 12 ottobre 2007)

L’Isola dei Famosi è uguale e contraria al reality-show tradizionale, intendendo per tradizionale il Grande Fratello prima maniera, ad esempio. Breve introduzione storica. In origine, il Grande Fratello non era altro che un modo per la gente veramente comune di conoscere certi lussi, e di farsi vedere e invidiare, per questo, da ben due categorie di persone: 1) da gente ugualmente comune, o ancora più comune, per il fatto di godere di piaceri da vip dei nostri tempi; e non parliamo solo del lusso di apparire in televisione, dall’altra parte del tubo (non tutti avevano ancora i cristalli liquidi). Ma, anche, di quello, più realistico - per quanto citazionista di situazioni viste comunque in televisione - rappresentato, per dirne una, dalla storica, meravigliosa piscina a fagiolo da set di serial adolescenziale interpretato da trentenni (cfr. Beverly Hills 90210). 2) dai vip stessi, specie quelli di rango basso o infimo, che avevano trascorso una vita a cercare di far finta di conoscere Maurizio Costanzo e che, una volta conosciutolo per davvero, si ritrovarono a condividere il palco di Buona Domenica con tizi che un giorno prima sarebbero potuti passare per loro cugini di cui vergognarsi, che praticamente a Costanzo saltavano sulla pancia in diretta (e non è detto che non lo fossero davvero, loro cugini; né che non se ne vergognassero, così, doppiamente).

Insomma il primo Grande Fratello ebbe una portata realmente rivoluzionaria per la televisione com’era stata prima, in senso copernicano stretto. Gli ultimi erano i primi, e viceversa. L’Isola dei Famosi – e una decina buona di suoi cloni riusciti male o peggio – venne al mondo per infierire su tutto questo. Perché limitarsi a rendere famosi in un mese degli sconosciuti, per poi affiancarli a dei famosi in trasmissioni domenicali in cui, all’unisono, per quanto diversi potessero essere i loro curricula, potessero applaudire Massimo Lopez che faceva Frank Sinatra? Passare dunque alla fase B: deportare dei famosi veri (!) in un’isola deserta, e dare loro poco da mangiare e niente su cui rivedersi. Due picchi del reality show del tutto gettati al vento se, col tempo, il desiderio da parte del pubblico per la contaminazione, per la fusion, per il manierismo ha portato il Grande Fratello a far concorrere non più solo ignoti, ma anche spogliarelliste già di un certo valore contrattuale, per poi farle dedicare al consumo di sangue animale; e l’Isola dei Famosi, dal canto suo, a maltrattare ugualmente, oltre ai vip stessi, della gente comune, che pur di partecipare alla trasmissione farebbe un patto col diavolo e finisce per farne uno con Simona Ventura.

Toltoci questo dente, c’è da dire che anche l’edizione di quest’anno dell’Isola è spaventosamente brutta: brutta in generale per via di molte piccole e medie bruttezze particolari. E, per quanto avremo ancora modo di soffermarci più in dettaglio sulla sua bruttezza, più avanti, nel corso dell’edizione, non possiamo negare nemmeno oggi che la piccola cosa più brutta di tutte sia, nonostante gli sforzi da parte di chi scrive di essere il meno banale possibile, nient’altri che Cristiano Malgioglio; e la migliore e più grande Manuela Villa. L’uno, perché, come ignaro del suo ciuffo biondo, passa il suo tempo a specchiarsi nell’opinione di lui che pensa abbiano gli altri, ed è uno specchio, questo, più deformante della televisione stessa; l’altra perché, pur sapendo benissimo di essere la più intelligente a bordo, gli parla lo stesso e tira fuori il peggio di lui come neanche Cecchi Paone sa fare. Don Chisciotte sovrappeso lui, Sancho Panza in cura dimagrante lei, sono i due personaggi più interessanti sull’Isola perché i due termini opposti dell’irrealismo più spinto e della massima verosimiglianza.

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