giovedì 17 gennaio 2008

Con Omnibus va in onda il pluralismo della Tv

(in edicola il 16 dicembre 2008)

Omnibus, che è uno dei pochi programmi realmente pluralisti della nostra televisione, continua ad essere uno dei motivi per cui chiedere a gran voce che il segnale di La7 sia distribuito sempre meglio su tutto il territorio. La semplice sigla grafica promette e mantiene il primato di questa trasmissione di approfondimento imparziale ma interessante. Consiste in una specie di sezione di parlamento vista dall’altro, con semicerchi tipo scranni, in tre colori, che ruotano concentricamente, ma senza mai aprirsi verso un’unica verità (che, di norma, senza leggi elettorali problematiche, dovrebbe essere quella del governo, almeno come posizione nell’aula virtuale che il grafico ha immaginato, e sarebbe comunque un male, se fosse unica). Dalle 7 del mattino fino alle 9, con l’eccezione di quell’appendice decadente della rubrica di Alain Elkann, non potremmo chiedere di più al palinsesto del canale più coraggioso e giovane dentro che abbiamo in Italia.

Nel corso della rassegna stampa, Paola Mascioli e Andrea Pennacchioli si dividono perfettamente i compiti della giornalista seria, con dizione, e di quello quasi divertente, che commenta le notizie più liberamente, e si concede spesso, facendolo, di usare la sua cadenza di origine geografica. Orfani di Luisella Costamagna, orfanissimi di Rula Jebreal, cerchiamo di dimenticare l’allure di quei tempi, concentrandoci sulla concretezza di notizie date sempre in ordine non sospetto, e senza alcun entusiasmo né malcontento visibile (cosa che non è più un’ovvietà almeno da quando è stato fondato il primo telegiornale italiano). Ma anche i dettagli, nell’insieme così promettente, non sono da meno. Ed ecco Paolo Sottocorona che si esibisce in un meteo ragionato, messo in discussione, dialogato paragonabile ai primi tentativi di rinnovamento di uno stile che fecero dei suoi colleghi su Che tempo che fa, nelle prime puntate della prima stagione, poi abbandonati in onore di una stringatissima sintesi e la voglia di attirare l’attenzione di alti prelati da parte di Luciana Littizzetto, col suo richiamo e la sua scostumatezza abituali: “Eminenz!”.

La rubrica di Enrico Vaime, Trafficando…, estremamente radiofonica e boncompagnesca, dimostra che forse è troppo tardi, per lui, per dedicarsi alla sua età alla parodia del telegiornale, come se fosse un Rocco Tanica qualunque (beninteso, grandissimo musicista, Rocco). Con l’ulteriore difetto, del resto, che quella di Enrico è molto spesso una parodia molto, molto seriosa.

Gaia Tortora accoglie poi gli ospiti delle puntate, puntando molto sul look & feel delle telegiornaliste di alto bordo, quasi a livello Tg2, quelle coi forum Internet dedicati. E’ chiaramente fin troppo equilibrata e brava per farlo, ma lo fa comunque bene, e non le manca niente per entrare a sua volta nei sogni del potere d’acquisto del sultanato del Brunei, oppure restare a La7 e diventare una delle migliori del suo campo. Sa aiutare Capezzone a prendersi di nuovo sul serio, come forse merita, e Tabacci a sorridere di più alle camere, con la stessa identica voglia di lavorare che non le si stacca di dosso nemmeno quando il suo titolista le fa trovare in sovrimpressione sforzi del calibro di “Romano e suoi Prodi”. Ma quanto ci manca Antonello Piroso, in queste occasioni, lo sa solo Antonio Campo Dall’Orto.

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