venerdì 18 gennaio 2008

Su La7 c’è Pierino (la peste) e le sue insolenti Markette

(in edicola il 17 gennaio 2008)

Gli anni passano - solo sulla carta, almeno per il suo conduttore – e Markette continua ad essere il miglior programma del Chiambretti della maturità, se così si può dire. E se “Chiambretti c’è” fu il migliore addio possibile all’adolescenza di questo conduttore dalla linguistica unica e le coriste irripetibili. Eppure, in cuor suo, quello stesso cuore tanto vicino al cervello (per parafrasare con un modifica in extremis Fabrizio De Andrè, quando si riferiva a certe coordinate anatomiche delle persone di bassa statura) Piero è ancora il fanciullino post-pascoliano, geneticamente modificato, della televisione italiana, capace di stupirsi delle piccole cose, dei segni di intelligenza che tira fuori da una valletta, e di restare impassibile davanti a un vero giornalista che dice idiozie. Solo, le sue interviste stanno diventando sempre più citate, in qualche modo più autorevoli. Sempre meno personaggi della finanza, dell’editoria, della politica rinunciano a un passaggio nel suo piccolo programma su la7. Così Markette, che dovrebbe essere, cosa annunciata già dal suo titolo, il Satyricon (di Petronio, non di Luttazzi) della decadenza dell’impero della televisione commerciale, continua a stupire per contenuti e stile.

La trasmissione ha mantenuto, in linea di massima, la struttura degli scorsi anni, e naturalmente questo non è un male. Sono ancora più curati le elaborazioni video che fanno da sipario fra le parti dello show, e fra lo show e la sua pubblicità. Questo martedì si comincia con una lunga intervista in cui Vittorio Zucconi fa lo spiritoso sulle primarie americane, per poi passare al promo di rete della trasmissione, che introduce la solita “fine anteprima”, ormai usata stabilmente anche nelle migliori famiglie, per motivi di separazione degli intervalli di orario da sottoporre all’Auditel. Nel promo, Chiambretti si unisce ai suoi collaboratori storici in un travestimento da supereroi che lo vede come Superman alla guida di una reunion di personaggi Marvel, fra cui spicca la Wonder-nonnina. Sempre curatissima la parte musicale (se solo fosse dal vivo, la migliore di ogni altro esempio italiano): Mr. Brown, “il Vessicchio coloured”, vale da solo una tipica orchestrina Rai nella sua interezza. Per non parlare della prima voce solista donna, che nella prima puntata non riceve forse lo spazio che meriterebbe. Alcune segnalazioni varie, che riprenderemo, magari, in approfondimenti nel corso della stagione, in apologie o ritratti di singoli personaggi dello show.

Lorenzo Riva ritenta molto inutilmente di prendere il ruolo che fu di Renato Balestra in Chiambretti c’è, ma per fortuna gli si concede più o meno lo spazio della nonnina, che invece ne meriterebbe di più. Buona l’idea di restituire verginità (“rivergination”) alla inverosimile Vanja Rumena, già valletta degli stacchetti di Ciao Darwin, ora proposta come nuova musa di Chiambretti. Non ottima, come i geniali spogliarelli al contrario (i rivestimenti) di Madga Gomez nelle passate stagioni, ma l’indirizzo è quello: forse il giusto modo di proporre in video donne pur fantasticamente belle e pur possibilmente seminude. Della grandezza di Costantino della Gherardesca, che resta nonostante gli acciacchi della noia, riparleremo.

Quello che continua ad essere il fiore all’occhiello di Piero restano i gemelli gelatai riminesi, che non hanno pari nel resto del panorama italiano, e che ci ricordano, più di ogni altra presenza, qui, una televisione di tempi che non sono più tornati.

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