venerdì 25 gennaio 2008

Fiorello e il mini-show, due possibilità per durare

(in edicola il 25 gennaio 2008)

Il nuovo show di Fiorello, alle prime due puntate, suonava – a ragione – talmente geniale che se ne scriveva solo contando di quanti minuti avesse superato la durata prevista, come ancora timorosi di valutarlo o recensirlo come se fosse un programma televisivo realmente valutabile o recensibile. Appena ha cominciato a dare segni di cedimento, mercoledì, ecco che tutti, finalmente, gridano al genio; fanno i Vincenzo Mollica sui giornali - pur spesso senza averne la stazza o il tornaconto – lo vogliono sindaco di una ritrovata televisione di qualità. Innanzitutto, questi segni, se pure fossero di cedimento, crediamo siano dovuti semplicemente alla dimensione televisiva quotidiana che Fiorello e i suoi autori non avevano usato mai a questi livelli qualitativi. Seppur sottoforma di quelle cosiddette pillole - che sono spesso solo un modo per evitare all’ultimo di usare l’altra metafora di “supposte”, cosa che pure si avrebbe in pectore per tante trasmissioni del genere – insomma, Fiorello, starebbe accusando il colpo della brevità e della continuità da rispettare, pena uno “sforare” che si è potuto concedere con una certa nonchalance solo per i primi giorni di messa in onda.

Ora, Rosario ha davanti due possibilità. Da una parte, la scelta di premere per stanziarsi ulteriormente in questo nuovo tipo di varietà, adattandosi o stilisticamente o socio-rai-diplomaticamente. Vale a dire: facendo uso di tutto il suo talento per riuscire a dire quello che vorrebbe dire in massimo 10 minuti effettivi (complice il riuscitissimo cronometro, che si ferma quando non si ritiene “varietà” quello che va in onda). O di tutto il peso presso Fabrizio Del Noce o chi per lui per ottenere una ventina di minuti effettivi, orologio da bianconiglio, ma digitale, in sovrimpressione o no. Dall’altra, la possibilità, più remota, di fare come ha fatto lentamente Fabio Fazio col suo “Che tempo che fa” (nato previsioni del tempo, che sta studiando come talk): cioè far mutare proprio geneticamente, puntata dopo puntata, lo scopo e il format del suo show senza che quasi nessuno se ne accorga, facendolo diventare un sublime sostituto dei tremendi quiz del dopo TG1. Gli autori ci sarebbero, quanto la capacità di improvvisazione, per gestire un programma del genere per una mezz’ora al giorno, dal lunedì al venerdì, almeno.

Certo anche in questo caso servirebbero talento e peso presso dirigenze, ma non crediamo che manchino, almeno a Fiorello, in questo momento della carriera. Detto questo, lo diciamo anche noi: autori e Fiorello sono geniali questa prima settimana. La gag della Orsomando che imita se stessa che imita Fiorello che imita la Orsomando è superiore perfino alla comicità di Laura Pausini, nello stesso ruolo, che non finge altro che di essere abbastanza international da non sapere più pronunciare bene l’italiano, e dunque neanche imitare se stessa. Le battute sul plastico dell’Udeur che Bruno Vespa avrebbe avuto in serbo per Mastella, una volta commesso il “fattaccio” è la sola punta d’iceberg che possiamo nominare in questo articolo. Teniamo a nominare sempre anche gli autori, se non altro perché, in queste fasi di assestamento, poco può essere lasciato all’improvvisazione, la vera arma letale di Fiorello e Baldini, se non altro per motivi di tempo. L’unico motivo dei segni di cedimento, speriamo. E speriamo anche che il tempo non sia spietato con lo show quanto lo show è stato tiranno con il povero attuale governo.

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