mercoledì 23 gennaio 2008

Il Gf cambia corso: anche il reality si è trasformato

(in edicola il 23 gennaio 2008)

Il Grande Fratello di quest’anno, iniziato lunedì sera in prime time, perdendo nientemeno che contro “Un Caso di coscienza 3” la sfida Auditel che tanto lo confortava le scorse stagioni, ha alcune marce in più rispetto alla tradizione di reality che esso stesso ha inaugurato. Un tempo, il reality-show era il programma innovativo e relativamente incontrollabile che gli altri elementi del palinsesto temevano (fossero questi elementi dei quiz, delle sedute di infotainment, delle classifiche musicali o le varie orribili personificazioni di essi che li conducono). Questo avveniva principalmente perché il reality non aveva copione e le donne in esso sembravano belle e giovani anche senza troppo trucco. Uomini e donne della televisione, abituati da decenni a chiedere il permesso ad autori a volte diciottenni il permesso anche di schiarirsi la gola alle prove di un intervento sul divorzio di Pippo Baudo durante un talk – e nondimeno avvezzi anche ad ore ed ore di make-up – hanno visto da subito una terra promessa mancata, in quella formula apparentemente geniale, e poi solo noiosa, di uno show in cui erano i protagonisti a dire alla telecamera dove guardare, muovendo dalla stanza da letto verso il gabinetto sociale.

Dal momento che, nonostante le apparenze, la maggior parte delle persone che lavorano e contano davvero in televisione non hanno ancora partecipato né parteciperanno a un reality show, la tendenza sopra sintetizzata ha avuto presto la peggio, e il reality si è trasformato in altro degli strumenti delle politiche e delle economie editoriali dei canali e dei palinsesti. La sincerità paga pochissime volte in fatto di spettacoli, soprattutto quando sono molto visti; e quando paga, non paga come si vorrebbe.
Questa ottava stagione di Grande Fratello, in particolare, sembra segnare un punto di svolta. Mai era stato così recitato, così eterodiretto, così editoriale. La scena fintissima della separazione del brasiliano dalla moglie che rinuncia a entrare nella casa, pur gelosissima, per lui, è proprio l’anello che non tiene, con cui si è esagerato, ma che si propone come annuncio del nuovo corso.
Il Grande Fratello è talmente ben scritto ormai, che è scritto meglio della maggior parte delle altre trasmissioni, che si sono come rilassate dal punto di vista della cura dei testi, soprattutto proprio per l’avvento dei reality-show stessi.

Siamo quasi davanti alla nuova Alda D’Eusanio: una trasmissione che dovrebbe essere improvvisata, ma che è invece talmente ben orchestrata e recitata che la minoranza degli spettatori (che capisce la solfa) la guarda fra il divertito e l’ammirato. Il resto, la maggioranza, la guarda lo stesso. I mostri che la tendenza reality ha creato sono sotto gli occhi di tutti: L’italia sul due, Buona Domenica, Amadeus. È abbastanza evidente, ormai, che quando Canale 5 o chi per esso ha voglia di far finta di far sapere al suo pubblico come la pensa su un certo tema, vuoi la transessulità, vuoi le coppie multietniche, vuoi la situazione post-divorzio di Katia Ricciarelli, non è più al Tg5 o a Verissimo (la sua appendice meno trash e vitale) che si affida, ma al Grande Fratello.

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