martedì 22 gennaio 2008

La Dandini è tornata ma c’è aria di precarietà

(in edicola il 21 gennaio 2008)

In barba a quelli che la davano per chiusa anticipatamente, Serena Dandini ha ripreso il suo “Parla con me” con la grinta in più della partecipazione amichevole o straordinaria di Paola Cortellesi, a seconda dell’ispirazione del momento, che propone in apertura di puntata una grigia versione solo politicamente scorretta di un misto fra la Vulvia di Corrado Guzzanti (Rieducational Channell) e se stessa quando faceva ridere veramente. Neanche la scena in cui Vergassola distribuisce cannoli festeggiando la condanna di Cuffaro è nello stile cui ci avevano abituato conduzione e regia della trasmissione più interessante della seconda serata domenicale, inutile puntualizzare. C’è nell’aria un’aria di precarietà che prima non c’era, che spinge a punzecchiare forse dove è impossibile che faccia ancora male i mostri, i folli o i rifiuti che un tempo sarebbero stati satirizzati più onestamente.

A dire il vero lo spirito di prima delle vacanze natalizie non torna neppure nella parodia di Renato Carosone ad opera della Banda Osiris. Si pensi solo che i versi top della versione post-mastelliana di “Io, mammeta e tu”: “Alla Asl o alla Regione vanno chille ‘e Ceppalone”. Una vera occasione sprecata, che anche solo un paroliere delle Iene avrebbe reso una delle hit del trio Medusa, da cantare rigorosamente in piazza di Montecitorio.

Sempre di pregio, d’altro canto, l’Andrea Rivera degli scherzi citofonici, in esterna. Che non solo contribuisce, seppure in minima parte, a far rivalutare questo importante capitolo, troppo spesso dimenticato, delle scienze della comunicazione, quando ancora non c’era scienze della comunicazione. Ma, soprattutto, ha il merito di farci conoscere un lato inatteso delle vittime delle sue incursioni nel mondo del sondaggismo: al citofono, i campioni sono sempre diversi da come sono al telefono o per strada. Hanno una presenza di spirito che non è intimorita dalla visione di un microfono, né troppo rilassata, per il sedere in poltrona, e riesce spesso a fare sfoggio di risposte più brillanti di quelle di tanti ospiti televisivi di alto rango o bordo. Un esempio per tutti: la nonnina che, alla domanda se sia in casa lo spirito di Galileo Galilei, risponde senza indugio alcuno: “ No, ma sta al piano di sotto”. Gli ospiti d’alto rango o bordo di questa puntata, invece, sono nientemeno che Vandana Shiva l’ecologa sociale e Raoul Bova l’attore asociale.

Vandana propone viaggi in cammello e l’idea che vestire tutti uguali e avere il cervello clonato significa fascismo, e dopo ognuna di queste affermazioni sorride come un grande professore quando fa una battuta particolarmente intelligente, una di quelle per c’è bisogno di un certo ottimismo per considerarle comprensibili dal pubblico. Con Bova, invece, torna la vecchia Dandini molto intelligente e gran salottiera sostenibile. Il paragone con Dario Vergassola, che la spinge a citare la Shiva della “bella varietà della natura” è solo l’inizio di una serie di convenevoli di charme che viene interrotta solo dall’arrivo di Vergassola stesso, in forma smagliante, a disfare come al solito in cinque minuti il personaggio che anni di nuoto, e cinque minuti di intervista della Dandini, erano riusciti a tessere.

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