mercoledì 13 febbraio 2008

Amici, rimandare all’infinito

(in edicola il 12 febbraio 2008)

Fra gli show capostipiti e campioni della tendenza che amiamo definire “Ciccio” (dal nipote di Nonna Papera che amava rimandare tutto), Amici di Maria De Filippi, e in genere tutto ciò che conduce Maria De Filippi, non può che ritagliarsi un posto d’onore. Se ci fate caso, i programmi vincenti di oggi, in televisione, sono quelli che propongono una formula di show affermata in epoche precedenti (a volte anche vite precedenti) salvo rimandare all’infinito la sua concretizzazione, la sua attuazione. Marta Flavi proponeva “Agenzia matrimoniale”, consegnando, nel passare di una sola puntata, una donna a un uomo in cerca? Maria De Filippi, in Uomini e Donne, allunga la fase del corteggiamento - i preludi dei prodromi dei preliminari - a due, tre mesi di trattative, che spesso si concludono con una delle due parti che rinuncia all’altra e comincia a farsi corteggiare da un terzo litigante (il quale non è affatto certo che godrà mai) per altri due, tre mesi di riprese, appuntamenti al buio alla luce delle telecamere, scontri violenti con i figuranti del pubblico in studio.

Amici è per uno show tradizionale, per un musical, perlopiù (perché fatto di musica, ballo, recitazione) quello che Uomini e Donne è per il sentimento o per il sesso. O per l’idea che Maria De Filippi ha del sentimento in televisione. Amici non fa altro che rimandare per un anno uno spettacolo di musical che non avverrà mai. E non solo perché quasi nessuno dei partecipanti avrà mai un vero ruolo in un musical, ma perché lo scopo di questi show è nascondere malissimo l’insicurezza che hanno a rappresentare finalmente una bella finzione ben recitata, ben scritta e ben musicata, nascondendosi dietro il dito della verità, del realismo che c’è in un backstage infinito che procrastina, di puntata in puntata, la vera messa in onda di qualcosa che forse, ormai, il pubblico non capirebbe più: una messa in scena autenticamente fittizia. L’unico realismo su un palco è fingere tutto, con l’onesta del professionista che abbraccia sulla scena un personaggio al cui interprete caverebbe gli occhi a mani nude, se potesse, dietro le quinte. Oppure di quello che riesce a morire benissimo per spada o di veleno, nella fiction, e poi una volta a casa non riesce a vivere neanche un po’.

Riconosciuto questo, domenica scorsa puntata mozzafiato. Non solo Maria riesce a non farsi ingrassare dal chiarore delle sue vesti, e senza mostrare neanche per un istante di parteggiare per il team del bianchi contro i neri. In più, gustosissimi RVM in cui la concorrente Roberta espone sul doppiogiochismo di Cassandra, facendola quasi piangere e sfruculiandola attraverso doppi sensi tratti dalla canzone Bandiera Gialla, che non tutti riescono a comprendere, tranne la diretta interessata che fa buon viso a cattivo gioco e comincia a cantarla, segnando senz’altro un punto a favore sulla sua rivale storica. Mentre al giovane Jurmino viene indicata una cura infallibile per la calvizie, si prepara il clou dell’episodio. Maria Luigia viene drasticamente eliminata dal gioco e, non contenta, decide di cantare fra le lacrime giustificate dalle stecche e le stecche giustificate dalle lacrime il suo pezzo forte: Il mare d’inverno di Loredana Berté. Tutto è salvo, finché “the show must go back”.

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