venerdì 1 febbraio 2008

Cult Book, il culto del libro

(in edicola il 31 gennaio 2008)

Uno dei migliori programmi prodotti da Rai Educational è Cult Book, va in onda il martedì, perfino dopo il Tg3 Night News (quanto di meno cultistico il palinsesto dell’ora tarda proponga), e parla di libri talmente grandi, belli e letti nel passato, che risultano ormai di nicchia o, appunto, di culto, e si finisce per parlarne a quelle ore, ma con molto stile e che immagini sceltissime. E’ l’opposto formale e sostanziale della rubrica di Alain Elkann su la7, “Due minuti un libro”: non solo è piacevole da guardare, ma parla solo di libri degni di attenzione. Non basta il forte sconto della pena, in metraggio della puntata, da parte di Alain, a farci preferire il suo storico programma a quello inventato da Stas’ Gawronski, critico letterario e autore televisivo dal blog personale solidissimo.
Oltre alla già detta - e fondamentale - operazione culturale di considerare come delle piccole novità da scoprire, insieme, capolavori universali e reali romanzi recenti e già dimenticati, Cult Book si avvale della grande capacità dei suoi autori di rendere il più possibile multimediale non solo il libro in questione, ma anche e soprattutto le opinioni e le idee che su di esso hanno espresso artisti, registi e anche qualche vero critico nel corso della vita dell’opera, che spesso è immortale, e alle volte comincia qualche secolo fa.

Di Don Chisciotte, ad esempio, ci parla tanto Stas’ quando Orson Welles: l’uno, a leggerne una buona traduzione Einaudi, sulla sua poltrona di scena fra la scenografia minimal e i “pop-up” di carta virtuale che qua e là spuntano per lo studio, mentre la narrazione prosegue o si interrompe. Quelle pagine tridimensionali, così palesemente immaginarie, perché computerizzate, che ornano anche gran parte della sigla di Cult Book, altro non sono che il manifesto della trasmissione: visualizzare all’improvviso un personaggio dimenticato o troppo amato per volerlo ricordare molto spesso, che sbuca da un angolo apparentemente televisivo della vita, e che ci appare un attimo perfettamente reale, un altro del tutto letterario, cosa che senz’altro gli rende più facile il compito di non essere mai esistito. Welles, nel frattempo, in un’intervista dimenticata ai più, confessa che un Don Chisciotte è la battaglia d’Anghiari leonardesca della sua vita di regista grandissimo nelle idee e nel successo, una delle poche che portò avanti in lunghi anni di sperimentazioni di sola passione, senza sapere se il più grande rischio poetico sarebbe stato finirla o non finirla.

Le ricostruzioni di libro che ci fa Stas’ sono dunque tanti piccoli dvd di soli extra, che sono una grande sorpresa del lettore già avvezzo a considerare la base della propria vita letteraria Cervantes o Potocki, per averli ritrovati in tv e così bene in arnese, quanto dello spettatore televisivo abituale o perfino stanziale, che non aveva mai pensato che qualcosa di studiato male a scuola potesse ricordargli tanto i piaceri della vita che non ha mai avuto. Ci auguriamo che presto la trasmissione diventi cult almeno una piccola parte di quanto non siano già i temi che tratta, e che in questo le si utile anche l’intervento divino della rete, che ha trovato su Youtube un spazio più indulgente della notte, per quanto Educational, di Rai Tre.

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