martedì 19 febbraio 2008

Isoardi, la post-velina di successo

(in edicola il 19 febbraio 2008)

Elisa Isoardi. Il vero motivo italiano per non uscire del tutto di sabato pomeriggio ha un nome e un cognome che non ti sanno subito di televisione, ma di qualcosa di più elevato: da violinista, da grande ricamatrice o intagliatrice, quantomeno da poetessa dilettante che non si aspetta di pubblicare troppo, ma di decantarsi nel privato. Ha dei modi di essere, di volta in volta, la spalla di Galeazzi, l’intervistatrice bon ton, la mattacchiona sexy, alla sua età, che la collocano in sola una stagione alle vette della conduzione femminile sui nostri palinsesti, dopo una gavetta del resto sopra le righe, per conto del superiore Guido Bartolozzetti, presso Italia che vai. Non c’è bella conduttrice di Uno Mattina Estate, pure epurata per eccesso di qualità nella conversazione, che possa reggere il passo di Elisa. Forse, per trovare una venticinquenne tanto mens sana in corpore sano dobbiamo risalire ai momenti in cui Caterina Balivo rinnega meno la sua napoletanità, ma probabilmente sarebbe una ricerca vana.

Elisa è al tempo stesso la più telegiornalistica delle strappone (come amano definire le donne di grande fascino le columnist dei femminili alla moda italiani, e quelle di Amica, da non confondere mai con l’oggetto di questo tipo di riflessioni) e la più vivace e multiforme delle intrattenitrici. Parla di Afghanistan e di campionato con le stesse modulabilissime voci e posizioni della riga di lato: e dunque sempre differenti ma coerenti con un’idea del mondo che vorremmo abbracciare anche noi. Non è uno sfottò: è un grande merito, almeno ai nostri occhi, saper parlare anche con una riga. Si può lavorare con impegno e classe anche quando capita il piccolo miracolo di farlo in televisione, e speriamo per molti altri anni. Si può non solo essere belle e intelligenti, come sospettiamo non possano, tutto sommato, non essere la maggiore parte delle post-veline che restano a galla negli anni. E con post-veline intendiamo tutte le femmine da tv che hanno già archiviato la relativa fase, unitamente a quelle che non lo sarebbero mai state, veline.

Ma il bello, e grazie a Isoardi lo sappiamo meglio, è che ci possono essere anche delle post-veline meno furbe o anche solo meno ingenerose, che riescono ancora a dare a una telecamera qualcosa che non si può né contrattualizzare né tantomeno chiedere, qualcosa di prezioso e al tempo stesso impagabile: una piccola parte di se stesse. Non rifarti mai, Elisa, e intervista sempre Franco Di Mare con la stessa espressione poco ammirata per l’ennesimo brutto che piace, ma che a te no; e che magari sa anche parlare, ma tu sai parlare ancora meglio, come hai fatto questo sabato. Non essere vittima di quel sistema. Non intervistare troppi attoroni hollywoodiani, però. Questo non perché tu non ne saresti in grado, ma perché innanzitutto sapere che magari hai anche un’ottima pronuncia dell’inglese sarebbe troppo, coi tempi che corrono. E qualcuno potrebbe portarti via da Rai Uno, o da noialtri. Se non ti può avere presto Sanremo o un tuo programma di infotainment del pomeriggio, è meglio che non ti abbia nessuno.

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