giovedì 14 febbraio 2008

La chiesa del cardinal Vespa

(in edicola il 13 febbraio 2008)

Se c’è stata una puntata di Vespa, fra le ultime, che non ci si sarebbe potuti perdere per niente al mondo (e nemmeno per la bella puntata de La storia siamo noi dedicata a Fiorello, su Rai Due nel frattempo), questa era lunedì, dedicata alla Madonna di Lourdes e al misticismo di Alessandra Borghese. Naturalmente, in osservanza del tema, un parterre di ospiti esponenti del mondo dei miracolati non poteva mancare, come del resto avviene ogni sera infrasettimanale. Non mancano medici con molte frontiere (a sostenere l’impossibilità che eventi miracolosi possano pregiudicare l’andamento di una cura in clinica), la suddetta vaticanista bella, il nostro amatissimo Massimo Giletti (che non delude neanche questa volta le nostre attese). Il salotto di Vespa, all’occorrenza, riesce a farsi da modellino in scala del nostro vituperato Parlamento (o di luoghi di delitti irrisolti), a modellino della Chiesa Cattolica. Bruno regge il modello quasi fisicamente, come accade a tanti santi della tradizione iconografica che, per secoli, sono stati rappresentati proprio accanto a una Madonna con un piccolo edificio religioso in mano, che era un ricordo della basilica o del monastero che avevano personalmente fondato.

La televisione, fatta così, è sempre più Chiesa, nel senso propriamente barocco, sebbene spesso, a parità di illusioni, con molto meno gusto: un strumento per convogliare sguardi ed emozioni verso una verità che attende al centro di tutto. Al termine del percorso che un fedele compie quando entra nella navata, e la attraversa fra le pitture; e uno spettatore, ugualmente, quando accende il televisore, e lo guarda fisso, fra le iatture. Questa volta, la verità non è soltanto credere di far credere che i miracoli esistano, come ognuno di noi ha tutto il diritto di fare, anche in televisione, perché in fondo i miracoli potrebbero avvenire davvero, se tutto questo può davvero succedere nel febbraio 2008. Anzi, se non lo credessimo almeno in televisione saremmo dei senza cuore, come si dice di quelli che non riescono ad essere almeno socialisti a vent’anni. Il punto è mostrarsi ammirati di una donna come le Borghese, credere al suo fervore mistico non come alla genialata comunicativa di una falsa magra e fintissima tonta, ma a una verità da settimanale “Gente” in seconda serata, quando i lettori di Gente o Oggi o sono a nanna, oppure hanno almeno qualche altra freccia al loro arco di fruitori di media, e non possono stare con le mani in mano.

L’unico che resiste all’effetto Marcellino pane e vino è proprio Giletti. Scettico come un San Tommaso, invece di mettere il dito nelle evidenti piaghe di tanti discorsi che fanno acqua da tutte le parti, cede alla tentazione, di tanto in tanto, di accavallare le gambe e ridersela sotto i ciuffetti, mentre si propongono degli spezzoni della Bernadette del 1943 e nessun ospite sano di mente può fare a meno di notare la somiglianza straordinaria della sua interprete con la stessa Alessandra Borghese. Vespa non era mai stato, recentemente, così tanto corrispondente all’imitazione che di lui ci ha donato Tullio Solenghi, quella cardinalizia: unico momento di ritorno alla qualità di un attore altrimenti completamente decaduto, e ce ne dispiace.

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