lunedì 4 febbraio 2008

Tg la7: ossessionato dalle news

(in edicola il 2 febbraio 2008

La ricetta della qualità del telegiornale de la7 è apparentemente semplice: deve solo costare molto in termini di coscienza e sguardi – non troppo ammirati, ma continui – ai colleghi dei tg internazionali. Gli ingredienti sono pochi ma ottimi. Assenza di alcuna mania di protagonismo o persecuzione, da parte del mezzobusto che conduce; proprietà di linguaggio come se piovesse; assenza totale anche di servizi su backstage di calendari di riviste per giovanotti, anche eventualmente inediti. Fin troppo austero, a volte, ma ormai ampiamente bilanciato dalla presenza sempre più forte nel palinsesto di programmi satellite di approfondimento, è l’opposto di Studio Aperto: non è affatto ossessionato, insomma, da quella particolare personificazione della notizia (per dirla in termini retorici) che su Italia Uno è ritenuta la donna nuda. Il tg la7 è solo ossessionalo dalla notizia di per sé, in senso letterale.
Si pone un ragionevole equilibrio fra desiderio irrealizzabile e irrealizzato di obbiettività e necessità di non dichiarare il falso su piccole e medie verità che sarebbe da omissione di soccorso non rendere note anche attraverso la forza delle immagini televisive.

Fra i conduttori orchestrati da Piroso, su tutti spicca per rigore Flavia Fratello: immediata, mai inquadrata troppo da vicino né troppo da lontano, non sarà chiamata a comparire dal sultano del Brunei ma sa come riferirsi col nome dei vecchi proprietari secenteschi a ciascuno dei palassi del potere che cita, ad esempio, come se realmente sapesse di quello che sta parlando. Cosa di cui siamo troppo abituati a dubitare, col resto delle colleghe, per crederle subito (con due ordini di eccezioni: quelle concretamente troppo ben messe fisicamente per cercare il pelo nell’uovo – e qui siamo chiaramente vittime del sistema – e le saldissime rivali del tg2 quando sono in forma e il direttore si è un po’ distratto sul controllo “qualità”). Curioso come una telegiornalista così severa e minimal - da giro di perle e nulla più- provenga da network giovanilistico-musicali. La scenografia dello studio è sempre stata molto coerente con lo stile giornalistico del tg, con la sola aggiunta relativamente recente della scrivania del conduttore dotata di doppio 7 del logo dl network incrociato, leggermente stonato se inquadrato dall’alto, soprattutto, come avviene per qualche secondo all’inizio delle trasmissioni.

Sobri font stile Apple per i titoli delle principali notizie si alternano in sovrimpressione per tutta la durata del tg. Ogni tanto qualche dubbio che qualcosa si possa concedere alla tendenza Brachino, anche a queste latitudini di austerity, lo danno servizi come quello di oggi sul caro frappe, nell’edizione di mezzogiorno. Ma nessuno è perfetto e, del resto, perché rischiare di non far sapere come si possa fare correttamente informazione in tv – e su tutto il resto della proposta - anche a chi non può fare a meno di servizi come quello, per non cambiare subito canale, e rintanarsi nelle calde braccia di una nonna che ha perso un gatto per la terza volta in dieci giorni, su Studio Aperto?

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