sabato 24 novembre 2007

Evviva “Occhio alla spesa”, il best dell’infotainment



(in edicola il  23 novembre 2007)

Occhio alla spesa (Rai Uno alle ore 11, dal lunedì al venerdì) è molto più di un semplice modo di chiedere scusa ai telespettatori, da parte della televisione di Stato, per una colpa durata lunghi anni che, del resto, non ha commesso: “Ok, il prezzo è giusto”.
Che, per inciso, era infatti trasmesso dalla vecchia Fininvest, e trattava il tema del bellissimo programma di Alessandro Di Pietro (gli aspetti commerciali della merceologia) da una prospettiva completamente opposta: era un gioco a premi in cui non poteva capitare di meglio che vincere la merce che costasse di più, fra i brand sponsor che acconsentissero a esporle in quella vetrina, innovativa ma deformante. Occhio alla spesa, invece, è probabilmente il miglior programma del cosiddetto infotainment italiano (informazione unita ad intrattenimento), e riesce nella sua missione di attivare le coscienze in fatto di spese quotidiane – soprattutto alimentari – anche perché non c’è un siparietto comico (spesso figuranti d’alto bordo promossi per un giorno) o musicale (affidati a nientemeno che Tony Santagata) che poi non insegni qualcosa. E, viceversa, non c’è una scheda di approfondimento che non faccia prima il suo dovere, e subito dopo il piacere delle telespettatrici, quando il conduttore snocciola i valori percentuali della crescita o della diminuzione del prezzo di una certa qualità di lattuga o fungo raro: i momenti di massima perversione per i fan del programma.

Includendo anche dei piccoli giochi a premi in un’ora in video che, per altri versi, è giornalismo televisivo, e anche di ottimo livello, Di Pietro è riuscito a confezionare un format che, da cinque anni a questa parte è un piccolo culto, non solo di massaie di tutte le età ma, dato l’orario di messa in onda, anche di studenti dell’obbligo bloccati a casa da malanni, quanto di universitari in perfetta salute. Certo, almeno la prima parte del target di cui abbiamo parlato, le massaie, deve rasentare l’adorazione per un uomo così, in azione fra i banchi del mercato, con le mani in mezzo alla pasta ancora da stendere, eppure sempre perfettamente virile e telegenico. Uno che, del resto, non ha mai fatto compromessi nel nascondere o mostrare quanto gli piaccia accompagnare le donne a fare la spesa, e anche le due cose prese singolarmente. Ma anche il resto del pubblico non può fare a meno di trarre vantaggio dai suoi consigli, che toccano il loro culmine formale e contenutistico, nella rubrica dell’intervista “al prodotto”.

Il momento in cui la merce cui è dedicata la puntata (ieri la lattuga), posta su uno sgabello e sotto i riflettori, risponde alle domande di Alessandro doppiata dall’accento regionale della sua provenienza, ma solo nel caso che si tratta di un esemplare doc.
Altra forma del tutto innovativa di rapporto con le cose che compriamo, di solito a prezzo troppo alto, sono le corrispondenze via videofonino da vari mercati sparsi per la penisola. Affidate spesso a quegli studenti universitari che non riescono a restare a casa per l’ora del programma, ma del resto neanche a recarsi concretamente in facoltà, quelle interviste, pur orchestrate alla maniera della parodia del collegamento telegiornalistico classico, mostrano magagne e veri e proprio raggiri che avvengono sotto i nostri occhi ogni giorno. Bravo Di Pietro che non ha mai accettato abbastanza lusinghe, da parte di reality e talk-show, che avrebbero sicuramente molto giovato della sua presenza, ma nuociuto alla sua freschissima autorevolezza.

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