mercoledì 28 novembre 2007

Lucrezia Donna Detective, una fiction “differente”



(in edicola il 27 novembre 2007)

Le fiction poliziesche all’italiana, sulla falsissima riga di quelle all’americana, hanno da sempre, come per vocazione, il compito di mostrarci dialettiche superficiali e retoriche fra le parti d’azione e quelle, dietro le quinte, di umanità o mancata umanità delle forze dell’ordine in ballo. Gente che, nonostante nel lavoro sappia come inseguire più e più spacciatori, incastrare malavitosi e saltare le cene, poi, nella vita, si concede sorrisi e amori non corrisposti; è pasticciona nell’economia domestica; può divorziare nel primo episodio e poi starci male per stagioni. Donna detective (altre cinque domeniche, 21.30, Rai Uno) è differente. Ma non come la banca della pubblicità tormentone: è sul serio un’altra cosa. Sarà che Lucrezia Lante della Rovere è perfettamente in parte, come non succedeva da La carbonara; sarà che Flavio Montrucchio, pur presente nel cast, non ne è affatto il protagonista maschile (lo è il giovane vecchio Kaspar Capparoni); sarà semplicemente che il soggetto e la sceneggiatura sono stati composti da gente relativamente sopra la media cui ci ha abituato Rai Uno, negli ultimi tempi: di fatto questa la prima puntata di questa fiction è stata piuttosto originale, ma non forzata.

Lisa, l’ispettore protagonista, è una specie di Dexter rovesciato. Dexter è l’eroe/antieroe del serial americano omonimo, in cui questo personaggio (fra i massimi della categoria) passa metà del metraggio di ogni episodio, a sembrare un collaboratore della polizia normale, con amori, famiglia etc. E, per il resto, squarta persone come un qualunque serial killer d’alto livello, senza lasciare tracce, ma con il solo scopo di ripulire il mondo dalla spazzatura che lo stesso suo dipartimento non riesce a eliminare con metodi convenzionali. Il personaggio di Lucrezia, invece, trascorre tutto il tempo a disposizione a convincerci di essere una poliziotta del tutto fuori dal comune, e poi è una delle mamme di famiglia più credibili e “normali” dai tempi di Giulio Scarpati nel Medico in famiglia prima maniera. Scene clou i tragitti in macchina con i figli, quasi da “Caterina va in città” mutante in “L’ispettore torna in campagna”, chiudendo il cerchio, quotidiano, del trapasso da show-pistolettate a backstage-mangiate tutto. Ci si chiede, insomma, se sia più la paciosa vita rurale sulla tiburtina ad essere la fonte materiale di quello che accade, conseguentemente, in una sfera più metropolitana e rischiosa; oppure, viceversa, la città non sia una fonte di emozioni e di spettacolo per i bambini-pubblico tornati da scuola, che credono alla vita della mamma - che ha inseguito un furfante, prima di aprire loro lo sportello - come a una puntata nella puntata, e particolarmente avvincente, di un altro dei serial che non vedranno, perché messo all’indice da una genitrice del ramo.

Grande affiatamento coi bambini attori, soprattutto in quelle canzoncine (la vera novità) che sembreranno solo dettagli, a chi è avvezzo a chiedere “sostanza”, a una fiction, e poi spesso si ritrova in mano nient’altro che la solita comodissima cocciutaggine degli scrittori, che proprio non se la sentono di credere che il pubblico possa desiderare qualcosa di diverso. E invece, anche quelle scene, sono solo segno di cura e rispetto per ogni scena e ogni categoria di spettatore, in un prodotto italiano che davvero, per una volta, non mente sapendo di mentire quando, nel sito ufficiale, dichiara di essere esportabile e universale come “un serial americano”.

1 commento:

Caffy ha detto...

Che bel commento! Finalmente una recensione come si deve di questa serie. Io sono una fan di Donna Detective, di Lisa e delle sue storie professionali e personali. A me piace e sono felicissima che ricominci tra pochi giorni. Per l'occasione mi sono anche iscritta ad un forum dedicato solo a questa serie, posto qui il link:

donnadetective.forumcommunity.net/

ciao!