venerdì 23 novembre 2007

Generalista? No, Joost, una tv da fantascienza



(in edicola il 22 novembre 2007)

Mentre la televisione tradizionale è lasciata ai fasti della sua decadenza, simboleggiati molto efficacemente dalle orge del pomeriggio domenicale, due modi principali di riscoprirla muovono i primi passi, entrambi su internet. Da una parte, la net tv classica, prodotta con strumenti semplici, ma fruibile da tutti, con il solo tramite dello stesso programma che usiamo per visualizzare tutti gli altri siti. Produce programmi molto forti dal punto di vista dei contenuti, per forza di cose; “di parola”, più che d’azione o di effetto speciale. Sono condotti quasi esclusivamente in piccoli studi, da conduttori vicini alla radiofonia, nel bene e nel male (cioè: per la qualità dei testi, e per la relativa povertà delle immagini), e non programmano spot pubblicitari, se non quelli che sono presenti sulle pagine web che li ospitano. Di fatto, soprattutto per via delle basse spese di produzione che vi sono richieste, è stata la prima forma di televisione via internet realizzata anche in Italia. Dall’altra parte, affiorano esperimenti come quello di Joost, che invece hanno ben altre ambizioni, sia dal punto di vista delle sponsorizzazioni, che da quello di rapporti più favorevoli tra fumo e arrosto.

Innanzitutto, Joost è un programma per computer a sé stante, che va installato (e ne è disponibile una versione per pc e una per mac). L’aspetto è futuristico, molto accattivante e, per il momento, decisamente vanaglorioso. Si presenta facilmente come la tipica televisione del futuro, immaginata da tanti romanzi di fantascienza: dal punto di vista dei contenuti, un fusione anche abbastanza riuscita fra youtube e la tv on demand; da quello estetico, uno schermo grande come quello del nostro monitor (e cioè, ormai, anche più di quello del vecchio televisore), ma cliccabile, aggiornabile, interattiva a un livello decisamente più alto di quello promesso, e non mantenuto fin dai primordi, dal digitale terrestre. È un possibile palinsesto continuamente modificabile dall’utente, secondo associazioni di idee fra programmi, generi e colori dei loghi che li rappresentano (magari solo la prima volta). Ci si accorge presto, però, che questa non è - come la net tv, invece, già è - una vera alternativa alla televisione: è un nuovo modo di vedere la televisione cui, tutto sommato, siamo abituati. Anche perché i canali, proposti come le tipiche playlist cui ci hanno abituato i software musicali, rispecchiano molto, troppo fedelmente la situazione di un tipico palinsesto da abbonamento a tv satellitare. È solo un nuovo modo di organizzarli, di distribuirli, ma sempre troppi trailer, troppi documentari, troppi videoclip. E anche troppi spot.

Dove Joost eccelle, ed è quasi insostituibile (per via della effettiva qualità video che il sistema riesce a raggiungere) è il caso dei canali dedicati al vecchio cinema. Come “Silent Movie” o “The really terribile film channel”, che arrivano a proporre pellicole i cui diritti d’autore sono o decaduti o insignificanti, ma che non hanno perso affatto il loro merito di essere la gioia di estimatori e gente insana di tutto il mondo. Per quanto Joost non presenti ancora contenuti in italiano, è già abbondantemente dotato di pubblicità, fra un programma e l’altro, nella nostra lingua. Cosa che ci fa sperare che presto potremmo provare la piccola grande gioia non semplicemente di cambiare canale, alla loro vista, ma di gettare materialmente in un bel cestino, seppure virtuale, la faccia o l’icona dei conduttori che davvero non abbiamo mai potuto soffrire. Per il resto, speriamo che le net tv italiane, e soprattutto quelle che producono informazione indipendente, riescano presto ad aprirsi uno spazio nel menu che offre questa piccola, grande novità nel campo della comunicazione visiva.

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