giovedì 15 novembre 2007

Exit, se Ilaria D’Amico è l’unica uscita di sicurezza



(in edicola il 14 novembre 2007)

Lunedì, accattivante puntata di Exit – il programma di Ilaria D’Amico dedicato a Ilaria D’Amico – sui temi della vecchia crisi dell’università e il nuovo fiorire della prostituzione. Davvero molto ben pensata l’accoppiata, come del resto la presenza in studio di rappresentanti di entrambi di questi due mondi. Che, da sempre, si studiano, si osservano, spesso si scambiano saperi e trucchi, e trovano del resto nell’intelligente ma bella Ilaria una moderatrice perfettamente in parte. La soluzione ai due problemi (cali di prestazioni di professori e studenti, ed iperlavoro delle passeggiatrici), anche se fra le righe, sarebbe è la più semplice, naturalmente: quella, appunto, di scambiarsi le competenze: usare un marketing decisamente più aggressivo per promuovere i corsi di laurea, da una parte; e perdere clienti in lungaggini burocratiche e demotivazione del personale, dall’altra. Ma il bello della trasmissione è che Ilaria ci fa arrivare solo con grande senso della suspense a questo assunto fondamentale, così carico di significati per il futuro del nostro paese, tanto dal punto di vista del controllo delle nascite, quanto da quello della riduzione della fuga di cervelli.

Fatti alla mano, Exit – Uscita di sicurezza (su la7 ogni settimana), vanta fra i migliori rvm dei talk-show d’informazione italiani, e la scenografia più cervellotica e incomprensibile, in questo caso, anche andando a paragonarlo con alcuni dei quiz del tardo pomeriggio. Fra i servizi, stavolta colpisce soprattutto quello che comincia dall’aula magna della Facoltà di Fisica della Sapienza, e finisce, con grande senso delle proporzioni, nel gabinetto di Mussi, ministro della Ricerca, idealmente traslato nello studio del programma. Non prima di alcune formidabili dissolvenze incrociate, che lo vedono comparire qua e là fra gli scranni occupati, e sorridere come un mega-bidello molto paterno alle urla e agli slogan degli studenti. E davvero niente male anche la trattazione in stile “Iene”, ma più giornalistiche e meno arrapate, del secondo tema: il mercato del sesso. Tema solo leggermente meno scabroso di quello della compravendita di ammissioni a medicina. Il momento più alto spiritualmente di questa parte della trasmissione è senza dubbio quando Stefania Prestigiacomo afferma, testualmente: “Una volta le tenevano con le catene, oggi le picchiano: è sempre una condizione di schiavitù”. E non basta l’onestà intellettuale di Cinzia Dato a risollevare il livello, a questo punto.

Sulla scenografia, infine, come dicevamo, non siamo molto sicuri. Dovrebbe in qualche modo rappresentare una fabbrica simbolica, intricata di macchinari e gente del pubblico come prigioniera, sempre molto simbolicamente. Purtroppo, alcuni tralicci dell’elettricità (speriamo, altrettanto simbolici), non risultano molto d’aiuto nella comprensione di questo gioco quasi escheriano-borgesiano, fra spazi interni ed esterni concatenati o, meglio, incasinati. Allora, in tanto mistero e buio, vogliamo semplicemente credere che dopo tutto questo mistero, come al termine di uno di quei tunnel che annunciano una qualche vita oltre la vita terrena, ci aspetti l’unica uscita di sicurezza su cui possiamo davvero contare: Ilaria D’Amico stessa, vestita di un rosso che la fascia come una di quelle caramelle che annunciano, già dalla confezione, il piacere che avremo nell’assaporarle, solo al termine di tanto patire per trovarle sullo scaffale giusto.

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