giovedì 22 novembre 2007

Rino Gaetano, tocca a Minoli riparare i danni della fiction



(in edicola il 21 novembre 2007, anticipazioni e commenti qui)

La puntata de La storia siamo noi dedicata a Rino Gaetano è come una ventata d’aria crotonese sulle malefatte poetiche della recente fiction - prodotta dalla Rai, sullo stesso cantautore - che tanto sapeva di corridoio romano e poco ventilato.
Per quanto l’ottimo Giovanni Minoli non possa chiaramente esentarsi non solo dal tessere l’elogio di “quello sforzo produttivo”, ma addirittura dal chiamarne in causa uno dei principali responsabili (dirigente Rai fiction competente) – che ne attesta la qualità come un venditore di cibo avariato, quando l’abbiamo già digerito – la trasmissione ha almeno il merito di togliersi subito il pensiero di fare i conti con la fiction, e prendere il più presto possibile a intervistare gli amici e i parenti eccezionali che ebbe quello strano caso musicale. Su tutto, risaltano i racconti della sorella Anna, una donna talmente riuscita che, certamente, se Gaetano avesse potuto produrre di più, almeno una canzone indimenticabile gliel’avrebbe consegnata, magari in un attimo di particolare prossimità con la realtà. È una sorta di Gabriella Ferri al contrario, il suo Sancho Panza fintobiondo e sereno, un connettore con le cose terrene, eppure abbastanza “personaggio”, anche lei, da ricordargli magari, un tempo, qualcosa che anche della poesia gli era sfuggita.

E, oggi, senza di lui, somigliare tanto a una di quelle piccole star degli anni ’70 che si sono dignitosamente ritirate dalle scene, e sono le sagge del loro circolo di persone straordinariamente comuni. È sinceramente dispiaciuta per il trattamento che ha ricevuto suo fratello nella fiction, e si augura che pochi possano ricordarlo così come ne è dipinto: alcolizzato fino allo stordimento quotidiano, nel cliché dell’artista che per essere tale deve essere completamente travisato anche dalla maggior parte dei suoi fan, pur di essere o politicizzato o comunque categorizzato. Saranno anche dettagli, ma per lei sono le cose che contano di più, almeno perché, è chiaro, che di vivere sulla considerazione dei critici di oggi delle canzoni del fratello, non è che ne abbia tutta questa voglia. E, anche per la dolcissima persona di Amelia Conte, la promessa sposa del cantante, è forse un bene che i vari interventi siano solo benissimo montati fra di loro, e non avvengano tutti in studio. Perché alcune parole di Francesco Sardella (il dirigente di cui sopra) su come “tutte le storie sono fatte per essere interpretata e travisate”, forse la sorella di Rino le avrebbe prese con una discreta dose di incazzatura, ma Amelia se ne sarebbe più visibilmente e giustamente solo addolorata.

Momento culminante del breve documentario di Minoli l’intervista a Paolo Rossi che, nell’occasione del Sanremo 2007, cantò un brano inedito di Gaetano. Episodio che è stato fin’ora, insieme all’ormai famoso doppio cd con copertina “warholiana”, culto di teenager e giovani e ringiovaniti di tutte le età, uno dei migliori modi di ricordare questo cantante, così ribelle anche al solo successo che non eseguì mai un solo playback televisivo di sua canzone (e La storia siamo noi ce lo ricorda, proponendoci spezzoni di quasi ogni sua comparsata tv) senza bofonchiare qualcosa fuori sincrono, giocare con un suo vero cane, e deridere già allora anche questo bel documentario, anche e soprattutto perché lo esalta come un maestro del suo tempo e non solo.

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