lunedì 12 novembre 2007

Quando Bruno Vespa si mette la mano in tasca



(in edicola il 9 novembre 2007)

Notevole puntata di Porta a porta, mercoledì, grazie anche a un tempismo perfino superiore alla media nelle scampanellate che, tradizionalmente, annunciano l’arrivo di un nuovo ospite. Elemento che resta uno dei concept più rivoluzionari alla base del programma, insieme alla faccenda di riuscire a parlare con gli stessi ospiti di un delitto irrisolto, di una finanziaria difficoltosa e delle astinenze dal sesso di Luisa Corna. Il fatto che più o meno da sempre si sappia che quei tempi di ingresso sono scanditi da Vespa stesso, invece che togliere fascino a quella ardita simulazione di vita, consegna agli spettatori più smaliziati – o semplicemente annoiati – la possibilità di concentrare la propria attenzione sui movimenti della mano del conduttore nella tasca che conterrebbe il mitico telecomando, vero imperium, nuovo simbolo del potere dei tempi televisivi.

A riguardo, sempre eccezionale la presenza di Paolo Baroni, l’indimenticabile Collo Secco di tanti film ambientati a Cortina o a Forte dei Marmi, ora maggiordomo instancabile per Vespa: l’unico italiano con il diritto/dovere di non seguire neanche una parola di quello che si dica in studio, perché concentrato per tutto il tempo esclusivamente sul suono del detto microfono e su ciascuno dei fatti suoi. Le donne nel salotto, Catherine Spaak, Michelle Hunziker e Giulia Buongiorno appaiono come le figure di un gioco a trovare l’intrusa, in questo contesto in cui si parla di donne ambitissime, che non riescono a essere dimenticate o solo desiderate da uomini che fanno del loro rifiuto – o della loro distanza – un autentico problema psicologico-esisteziale: lo stalking. Ma il mistero è svelato prestissimo: la Buongiorno compare come fondatrice della onlus Doppia difesa, che si occupa della tutela di casi come quello di Michelle e di tante altre donne oggetto di questa patologia.

Il problema è effettivamente molto serio e sottovalutato dalla legge, in quanto è purtroppo la base e la preparazione per la maggior parte degli omicidi premeditati. I servizi preparati sul tema sono molto ben scritti e, come al solito, tentano eroicamente di contraddire con i fatti l’atmosfera inevitabilmente troppo glamour o disincantata che si finisce per respirare nello studio, per via degli ospiti assolutamente ingiustificati e palestrati come, in questo caso, Manuel Casella (compagno di Amanda Lear).
Stavolta un punto di contatto fra la realtà esterna e l’inevitabile fiction interna è fornito da una simulazione di molestia realizzata per Vespa da due attori. Un giovane vestito di un chiodo nero (simbolo del male) chiede l’ora a una ragazza alla fermata dell’autobus, che indossa un maglione a scacchi (segno del bene). Il giovane insiste a parlarle fino a che non interviene uno psicologo.

Ma ormai il danno è fatto, perché abbiamo capito che fare una puntata su: maniaci, guardoni e pedinatori di vario tipo, è un rischio troppo forte di autobiografismo – pur simbolico, o solamente deontologico/metodologico – da parte di un Vespa comunque in ottima forma e spesso ai massimi storici, almeno dal punto di vista dei doppi sensi a sfondo erotico. Un altro ospite, reale malato di stalking, è costretto dalla psiche a seguire, farsi vedere ripetutamente e senza invito, e in senso lato infastidire delle persone che non lo desiderano in senso stretto, può essere insidioso, sulla carta, per un conduttore che, seppure in via metaforica, ma su scala nazionale, da un decennio col suo pubblico non fa altro.

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